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fringe benefit: cosa sono, esempi e vantaggi per l’azienda.

I fringe benefit sono compensi in natura erogati sotto forma di beni, servizi o agevolazioni, accessori alla retribuzione monetaria riconosciuta ai lavoratori, che le aziende possono offrire ai propri dipendenti per migliorare le loro condizioni di lavoro, incrementare i livelli di soddisfazione e incentivarli alla produttività.

Sempre più organizzazioni scelgono di inserire questi benefit all’interno del piano di welfare aziendale, consapevoli di come gli stessi costituiscano un’importante misura di sostegno per i lavoratori, soprattutto in un’epoca storica molto difficile come quella attuale.

Possono essere previsti dal contratto oppure essere elargiti volontariamente, senza formalità da parte del datore di lavoro. La legge, infatti, non prevede accordi collettivi o regolamenti aziendali sui fringe benefit: il beneficiario può essere anche un singolo dipendente, non per forza la generalità dei lavoratori o una specifica categoria degli stessi. 

Scopriamo cosa sono i fringe benefit, chi può usufruirne, come richiederli e quali sono i vantaggi di cui possono beneficiare le aziende che scelgono di offrire questi compensi in natura ai propri dipendenti.

cosa sono i fringe benefit e alcuni esempi.

I fringe benefit sono compensi di natura non monetaria che i datori di lavoro possono mettere a disposizione, sotto forma di beni, servizi o agevolazioni, ai dipendenti (o ad alcuni di essi), senza obbligo di legge.

Corrispondono a una forma di retribuzione di tipo incentivante perché fungono da strumenti efficaci per valorizzare i lavoratori e i collaboratori e farli sentire apprezzati per il contributo che apportano all’organizzazione.

La particolarità dei fringe benefit risiede nel fatto che, come stabilito dall’art. 51 del TUIR (Testo unico delle imposte sui redditi), questi non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, a condizione che il valore degli stessi non superi, nel periodo d’imposta, una determinata soglia di esenzione.

 

fringe benefit in busta paga: la tassazione.

Negli ultimi anni la soglia di tassazione dei fringe benefit ha subito numerose variazioni. Il Decreto Aiuti-bis, entrato in vigore nel 2022, l’ha innalzata da 258,23 euro a 600 euro. Per lo stesso periodo d’imposta, il Decreto Legge Aiuti quater l’ha innalzata ulteriormente a 3.000 euro.

Nel 2023, la soglia di esenzione è tornata a 258,23 euro, fatta eccezione per i dipendenti con figli a carico, in favore dei quali, con il Decreto Lavoro, la stessa è stata innalzata a 3.000 euro. La novità più importante riguarda però il 2024.

La Legge di Bilancio 2024 (legge n. 213 del 30 dicembre 2023) ha previsto l’innalzamento della soglia di esenzione da 258,23 euro a 1.000 euro per i dipendenti senza figli a carico e l’innalzamento della stessa a 2.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico.

È bene specificare che, quando si parla di figli fiscalmente a carico, si fa riferimento ai figli che non hanno più di 24 anni e che sono percettori di un reddito complessivo pari o inferiore a 4.000 euro e ai figli che hanno più di 24 anni ma che sono percettori di un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro.

 

fringe benefits: esempi.

Tra i fringe benefit più comuni e apprezzati dai lavoratori ci sono:

  • buoni acquisto;
  • auto aziendale;
  • asilo aziendale;
  • polizze assicurative;
  • prestiti aziendali;
  • servizi di trasporto collettivo;
  • uso di beni di proprietà dell’azienda (telefono, tablet, pc, stampanti, …);
  • acquisti di azioni societarie;
  • alloggi messi a disposizione del dipendente.

A partire dal 2024, rientrano nei fringe benefit anche i rimborsi delle spese per l’affitto della prima casa, i rimborsi delle spese per gli interessi sul mutuo relativo all’acquisto della prima casa e i rimborsi delle spese per le utenze domestiche (acqua, energia elettrica e gas).

chi può usufruire dei fringe benefit.

Ad avere diritto ai fringe benefit sono i dipendenti a tempo determinato o indeterminato, i dipendenti part-time o full-time, i dipendenti in smart working, gli apprendisti, gli stagisti e i lavoratori a progetto.

I beni, i servizi e le agevolazioni possono essere offerti sia al singolo lavoratore che ad una categoria specifica di dipendenti. Solitamente, i fringe benefit vengono riconosciuti ai dirigenti, ai quadri e al personale direttivo. Tuttavia, possono essere estesi senza limiti anche a tutti gli altri lavoratori.

Spetta all’azienda decidere in favore di quali lavoratori o quali categorie di dipendenti erogarli.

Per quanto riguarda i dipendenti con figli a carico, la circolare 23/E dell’Agenzia delle Entrate chiarisce che i fringe benefit spettano, in misura intera, a ciascun genitore anche in presenza di un unico figlio fiscalmente a carico.

Possono beneficiare dell’esenzione fino a 2.000 euro entrambi i genitori, sia nel caso in cui il figlio sia fiscalmente a carico al 100% di uno dei due genitori sia nel caso in cui il figlio sia fiscalmente a carico di ciascun genitore al 50%.

 

come richiedere i fringe benefit.

I fringe benefit, come già detto, non sono un diritto dei dipendenti: l’organizzazione è libera di scegliere se concederli, quali beni, servizi o agevolazioni erogare e se elargirli a tutti i lavoratori o solo ad alcuni.

I dipendenti interessati ai fringe benefit possono rivolgersi direttamente al proprio datore di lavoro per farne richiesta.

Per beneficiare dei fringe benefit fino a 2.000 euro, i lavoratori devono presentare un’autocertificazione al datore di lavoro, dichiarando di avere figli fiscalmente a carico e fornendo i codici fiscali di questi ultimi.

L’Agenzia delle Entrate ha precisato che il datore di lavoro, una volta ricevuta la dichiarazione firmata, deve conservarla per eventuali controlli futuri da parte degli organi competenti e provvedere all’attuazione del nuovo regime.

In più, deve raccogliere tutta la documentazione comprovante l’uso appropriato dei fringe benefit secondo le finalità per cui sono stati concessi oppure ottenere dal dipendente una dichiarazione sostitutiva che confermi tali utilizzi.

 

i vantaggi dei fringe benefit per l’azienda.

I fringe benefit sono vantaggiosi per i dipendenti perché sono esenti da tassazione IRPEF e non comportano oneri contributivi previdenziali fino a una certa soglia. Questo si traduce in un incremento del potere d’acquisto e in una maggiore soddisfazione sul posto di lavoro, senza l’aggravio delle imposte sui redditi.

Questi benefit, però, offrono vantaggi significativi anche alle aziende. 

Rappresentano una strategia efficace per migliorare la soddisfazione e la fidelizzazione dei dipendenti. Quando i lavoratori vedono che l’azienda investe nel loro benessere e offre benefit che migliorano la loro vita personale e professionale, sviluppano un maggiore senso di lealtà e fiducia nei confronti del datore di lavoro. Questo si traduce in una maggiore motivazione, che a sua volta può portare a una migliore performance aziendale.

Un altro vantaggio è la riduzione del turnover e dell’assenteismo. Dipendenti che ricevono benefit si sentono maggiormente apprezzati e sono meno propensi a lasciare l’azienda. Questo contribuisce a una maggiore stabilità del personale e a un ambiente di lavoro più positivo e produttivo.

Inoltre, i fringe benefit permettono alle aziende di migliorare la propria strategia di employer branding. Offrire beni, servizi o agevolazioni competitivi può rendere l’organizzazione più attraente per i potenziali candidati, aiutando ad attirare i migliori talenti sul mercato. 

Ma non solo. La reputazione e l’immagine aziendale beneficiano notevolmente dei fringe benefit. Secondo le ricerche, un’azienda che offre benefit interessanti (al 3° posto tra i driver che guidano la scelta di un datore di lavoro – scopri anche: Employer Brand Research) è percepita come attenta al benessere dei propri dipendenti, migliorando così la sua immagine pubblica. Questo può attrarre non solo nuovi talenti ma anche nuovi clienti. 

I vantaggi fiscali associati ai fringe benefit non sono da trascurare. Le spese sostenute per i fringe benefit sono completamente deducibili dal reddito d’impresa, come previsto dall’art. 95 del TUIR. Questo permette alle imprese di ridurre il carico fiscale complessivo. 

Inoltre, i fringe benefit possono essere utilizzati per diminuire il carico contributivo rispetto a quello che sarebbe se le stesse somme fossero erogate come compenso in denaro. In altre parole, le aziende possono risparmiare sui costi contributivi e fiscali offrendo compensi in natura anziché aumenti salariali diretti.

 
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